I miei vent’anni nel Circolo 200ISO

Di Andrea Salvi

A Cavallino-Treporti

trovai rifugio in una stagione critica della mia vita. In questo ambiente nuovo e bello, mi ricaricai di salute e di energia. La fotografia, da sempre mia grande passione, mi aiutò ad addolcire gli spigoli.  Il primo contatto con il Circolo Fotografico 200ISO lo ebbi con l’allora presidente Otello Brait. Si scattava ancora a pellicola e si dovevano seguire le regate organizzate dal Palio delle Contrade. Il circolo che aveva cominciato a muovere i suoi passi da poco, voleva valorizzare l’evento attraverso una mostra fotografica. Era un’occasione per tornare a interessarmi di fotografia, ne avevo il tempo e la voglia.

Furono molto belle quelle giornate:

ci inventammo tecniche di ripresa, calcolando l’angolo del sole, l’altezza dal suolo, (non c’erano ancora i droni, oggi sì), la vicinanza all’acqua. Invitammo altri circoli e altri fotografi che furono anche portati in barca e bisognava arraffare i cestini con la frutta, acqua e panini altrimenti si restava senza. In seguito chiedemmo all’acquedotto di salire sulla torre di espansione alta 50 metri. Dopo alcune pratiche burocratiche, ci ritrovammo sulla penultima pedana ma, dovemmo scendere subito, ci volevano le giacche a vento!

Qualche giorno più tardi, alla regata e finalmente equipaggiati con giacche, cavalletti, tele ma anche 28 mm e sempre a pellicola, ci scatenammo. Alcuni di quei scatti mi sono rimasti fortemente impressi, per qualità e fantasia. Fu molto coinvolgente partecipare alle meravigliose feste di Contrada con un pubblico entusiasta, entrare nelle cucine cogliendo scene esilaranti.

Approfondii così la conoscenza, con i soci fondatori. Notai l’energia inesauribile di Gianluigi Bergamo, il talento classico ma anche la fantasia, di Roberto Bon e di Eros Mayer, la freschezza creativa di Cristina Darisi, l’estro imperioso di Antonella Ficotto.

La festa delle associazioni del 2005

fu poi un’altra buona opportunità per fotografare.  Immortalai i protagonisti del volontariato e non solo. Mi accorsi che questo circolo, probabilmente per la lontananza dai grossi centri, non aveva sul collo il fiato asfissiante della cultura fotografica ufficiale. Eravamo abbastanza liberi di fare ciò che volevamo.  Bella sensazione che maturò al meglio nei lunghi anni nei quali la mia presenza si evolse.

Antonella Ficotto, molto attiva, si inventò la gestione di spazi espositivi nei bar e ristoranti della zona. All’epoca, per un amatore o dilettante riuscire a fare una mostra in pubblico, era quasi impossibile. Tranne gli striminziti spazi che la stessa Gondola e gli altri circoli più storici riuscivano a trovare con fatica a Venezia, e dintorni, fare una mostra in un posto decente era una cosa eccezionale e costosa. Se oggi molti spazi sono accessibili per i nostri soci, è merito del lavoro pionieristico di Antonella.

Col tempo grazie all’interessamento delle varie amministrazioni locali e di alcune associazioni, anche nel nostro territorio sono stati predisposti dei luoghi espositivi. Tra questi voglio ricordare l’ex scuola D. Manin di Ca’ Savio e il vecchio asilo del Borgo di Lio Piccolo.

La mancanza,

allora come ora, di una vera e propria sede, ci impediva di poter realizzare una camera oscura. La tecnica analogica era costosa e faticosa ma alcuni soci, come Paolo Spezzani, Myriam Bortoletto, ed altri tra cui io stesso, furono capaci di opere complesse. Il passaggio al digitale, fu una liberazione e finalmente avemmo quella snellezza di cui avevamo bisogno. Il timore che il digitale banalizzasse la fotografia fu mal riposto.  Non solo lo stupore e il piacere del processo rimasero invariati ma crebbero assieme al miglioramento continuo della tecnica, alla velocità di esecuzione e alla padronanza del mezzo.

Fui nominato presidente

e il mio primo atto fu quello di far approvare un nuovo statuto. Statuto che sanciva in particolare la libertà di espressione di ogni socio senza nessuna imposizione. Molti circoli, erano ancora in quegli anni l’appendice del loro presidente e di pochi altri che, facevano moda e se i soci non usavano quegli stilemi, fin troppo americani, erano guardati male. Si aveva il masochismo di dichiarare i dati di scatto per poter disputare sulla bontà delle macchine, considerate dei simboli fallici, con grande gioia delle case costruttrici. Questo peccato originale si trascinò per molti anni. Da noi risultò chiaro abbastanza presto che, non volevamo imitare nessuna moda e che la nostra autostima non dipendeva dalla macchina fotografica.

Molti giovani

grazie ai corsi base di fotografia che organizzavamo, si iscrissero alla nostra associazione e cominciarono a produrre cose nuove ma, anche i vecchi soci non mancarono di creatività. Il circolo crebbe di numero e culturalmente.

Facemmo da supporto locale a dei grandi professionisti che furono chiamati dalle amministrazioni comunali di Cavallino-Treporti per realizzare delle documentazioni fotografiche sul litorale. Fu il primo tentativo di recupero di una identità, che perdura nella volontà del Comune e delle associazioni locali. La serie dei libri fotografici prosegue a tutt’oggi, dopo dieci anni, ora a diretto impegno e responsabilità del nostro Circolo e a riconoscimento del suo valore.

Riconoscimenti

individuali arrivarono anche per alcuni di noi che parteciparono a gare o eventi esterni. Ottimi risultati soprattutto dalla parte femminile del circolo. La soddisfazione per come avevamo operato sinora e l’arrivo di abbondanti forze nuove, soprattutto giovani e dinamiche, mi convinse a fare il passo.

Lasciai in buone mani la mia carica di presidente a Nevio Bozzato. Non c’è dubbio alcuno che le nuove energie messe in gioco dettero i loro frutti facendo germogliare un terreno già fertile. Mancava quello spunto in più e finalmente ci fu. 

Si aprirono strade nuove

Mi accorsi io stesso essere maturato sensibilmente. Molti soci, preso il coraggio a due mani, scatenarono fantasia e creatività. Ed è questo che conta, mettersi in discussione! Per poterlo fare bisogna liberarsi dalle sudditanze, dal sentito dire e dalla tecnica accademica, cose che nel bagaglio devono esserci ma non diventare un peso. Mica facile, difficile anche per i decani ma basta volerlo. Il segreto è lo studio continuo, l’umiltà, la delicatezza, l’equilibrio, il sussurro, l’armonia.

Non bisogna fare i primi della classe, la brama di premi e riconoscimenti è fuorviante, anche per il motivo che è difficile trovare dei giudici veramente saggi. Purtroppo, ci sono sempre fotoamatori e professionisti disposti a dare un braccio per avere una qualche fama a prescindere. Ne ho conosciuti che se avessero avuto il talento con il quale hanno asfissiato mezzo mondo, sarebbero morti di bravura.

Ad ogni traguardo ci si assume una nuova responsabilità: dobbiamo trovare il modo di valorizzare il già fatto, queste creatività prima sconosciute, di dare loro spazio nella memoria collettiva. Come?  Con le mostre ma non solo. Con l’archivio digitale del circolo? Sì, doveroso e il Comune si sta già muovendo in tal senso.

Dopo vent’anni

di lavoro, intensificati soprattutto negli ultimi sei con la pubblicazione di alcuni libri fotografici realizzati in collaborazione con il Comune, posso senza alcun dubbio affermare che di materiale da consegnare alla memoria collettiva non ne manca.

 A questo punto mi piace auspicare che il prossimo traguardo sia la realizzazione di libri personali dei singoli soci. Penso che i tempi siano maturi per uscire sulla stampa o per tenere un archivio noi stessi, ma anche in questo campo non siamo in ritardo. Da un anno abbiamo creato il nostro sito internet con articoli e gallerie dei nostri lavori.

Se devo giudicare nel complesso il lavoro del Circolo 200ISO devo ammettere che ha raggiunto traguardi eccellenti.  Ma se dovessi esprimere ancora un desiderio, vorrei che i soci continuassero a studiare a 360 gradi.

Ultimamente questo ci è mancato per colpa del Covid. L’attività del Circolo, però, non si è mai fermata. Auguro di tutto cuore che la primavera 2022 riporti la possibilità di tornare a fare attività pubbliche in presenza.

Non vedo l’ora di fare la mia prossima mostra. Sarà una visione del nostro territorio basata sulla luce, sui riflessi, sulle forme nascoste, in parte su un colore diverso. Infatti, sono tornato ampiamente al bianco e nero, linguaggio facile e veloce ma non meno espressivo.

Andrea Salvi

Presidente Onorario del Circolo 200ISO

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