19 Agosto: World Photo Day

La giornata mondiale della fotografia si festeggia da quando nel 2010, il fotografo australiano Korske Ara lanciò l’iniziativa affermando: “La fotografia è ovunque e in ogni momento, eppure spesso non riusciamo a capire la portata e la potenza delle immagini che scattiamo ogni giorno. La fotografia è un’invenzione che ha cambiato radicalmente il modo in cui vediamo ciò che ci circonda: possiamo visitare posti lontani senza muoverci, condividere e rivivere emozioni e momenti importanti. Prima, tutto questo non era possibile”.

Korske Ara

La data 19 agosto,

è la stessa in cui il fisico Francois Arago presentò all’Accademia delle Scienze e delle Arti Visive di Parigi il dagherrotipo, il primo procedimento fotografico per lo sviluppo delle immagini messo a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre (da cui trae il nome), da un’idea di Joseph Nicéphore Niépce. Era il 1837.

Anni prima e precisamente nel 1826 Nièpce aveva realizzato la prima fotografia di cui si abbia conoscenza, chiamata più propriamente eliografia. Si trattava di un’immagine del paesaggio che stava al di fuori del suo studio impressionata su di una lastra di peltro sensibilizzata con bitume di Giudea. Il tempo di esposizione era durato oltre 8 ore. Daguerre riuscì a migliorare il procedimento attraverso un laborioso e complicato lavoro con lastre d’argento o rame argentato sensibilizzato, fissate con dei liquidi chimici, portando i tempi di esposizione a circa 15 minuti.

Queste immagini

che si rivelavano, chiamate Dagherrotipi, risultavano però in un’unica copia positiva, non era quindi possibile riprodurla. A risolvere questo problema ci penserà William Henry Fox Talbot, che nel 1841 dopo diversi studi e tentativi, inventò l’attuale negativo chiamato inizialmente Calotipo o Talbotipo. Il procedimento non solo permetteva un numero infinito di copie con un singolo scatto, ma riduceva nuovamente i tempi di esposizione. Il Calotipo fu impiegato per diverse applicazioni scientifiche ed illustrazioni editoriali. Talbot pubblicò il primo libro fotografico commercializzato “The Pencil of Nature” in 24 dispense tra il 1844 e il 1846.

La fotografia sin dagli albori suscitò grandissima curiosità, dalla gente comune era vista come una sorte di magia. Non era però per tutti. Inizialmente la fotografia era destinata ai ritratti della ricca borghesia, poi ai reportage di guerra, anche se erano più intese come fotografie posate, studiate e per la propaganda.

Nel 1888 la svolta:

l’americano George Eastman inventò la prima macchina fotografica portatile, la Kodak, economica e più semplice da usare rispetto alle fotocamere esistenti allora. “Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto” era lo slogan col quale Eastman promosse la prima fotocamera destinata a essere usata anche dai non professionisti. Lo stesso Eastman spiegò l’origine del nome: “la chiamai “Kodak” perché era un nome breve, vigoroso, facile da pronunciare e per soddisfare le leggi sui marchi depositati, non significava nulla“. Le macchine con il rullino più accessibili alla massa, cominciarono così a sostituire quelle a lastra in uso fino a quel momento.

La fotografia continuò a progredire. Sempre alla Kodak si deve la diffusione della fotografia a colori prima e poi nel 1975 la realizzazione della prima digitale.

Bisogna precisare però che, la prima pellicola a colori del mondo fu creata tra l’aprile del 1935 e l’ottobre del 1936 dall’azienda tedesca Agfa, la “Agfacolor neu”. I rullini a colori prodotti non erano ancora perfetti e iniziò una vera a propria corsa contro il tempo, soprattutto per contrastare la concorrenza americana della Kodak.

Il primo rullino a colori

fu realizzato nel gennaio del 1936 e venne subito testato durante i giochi olimpici di Berlino. Un ulteriore passo in avanti si segnò nel 1941, quando arrivò al cinema il primo film a colori al mondo girato grazie alla procedura positivo/negativo ideata da Agfa. Purtroppo la gloria di Agfa non durò a lungo. Durante la seconda guerra mondiale la fabbrica venne occupata dalle truppe americane, che si impossessarono delle procedure per la produzione dei rullini a colori fino ad allora conservate come preziosi segreti. Dopo la guerra diversi produttori europei, giapponesi e americani iniziarono a sviluppare ulteriormente le procedure ideate da Agfa. Kodak, la più grande concorrente di Agfa, che partiva proprio dal know-how dell’azienda tedesca, divenne sempre più importante e migliorò significativamente i suoi prodotti.

Negli anni 60

la fotografia aveva raggiunto un enorme diffusione in tutto il mondo. Era arrivata persino sulla luna con la missione Apollo 11 (vedi l’articolo la prima fotocamera lunare). Successivamente, l’avvento del digitale portò ad una vera e propria rivoluzione che contribuì per ironia della sorte a mandare in crisi chi si era adoperato per la sua diffusione (vedi la Kodak ad esempio).  Il digitale portò alla nascita di due correnti di pensiero: da un lato quelli che si ritenevano mentalmente più aperti, inclini alla nuova tecnologia e ai suoi molteplici vantaggi, dall’altra i nostalgici della pellicola che temevano una smaterializzazione della foto intesa sia come stampa che come concetto.

Oggi

la fotografia è divenuta una routine quotidiana, ogni due minuti scattiamo più fotografie di quante ne siano state scattate durante tutto il diciannovesimo secolo. Questo grazie soprattutto agli smartphone, che teniamo oramai sempre con noi come un oggetto di cui non ci possiamo più privare.



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